L'importanza della pratica spirituale
16 settembre 1995 Ven. Ghesce Yesce Tobten "L'importanza della pratica spirituale" (traduzione dal tibetano di Pino Tommasi) UN SANTO CI HA LASCIATO |
Alla fine del mese di luglio, Ghesce Yesce Tobten ha lasciato il corpo. Come alcuni altri Centri in Italia, anche il Centro Studi Tibetani Tenzin Ciö.Ling di Sondrio ha avuto la fortuna di ospitarlo due volte, nel 1995 e nel 1997. Le persone che l'hanno conosciuto sono state colpite dalla personalita' di questo grande maestro; la sua umilta' e la sua forza sono rimaste scolpite nella memoria e nei cuori di tutti noi. Per ricordarlo, abbiamo deciso di riproporre il testo di un breve insegnamento che egli tenne presso la nostra sede il 16 settembre 1995. Dedichiamo la presente trascrizione al veloce ritorno di Ghesce Yesce Tobten in mezzo a noi. Possano le sue parole ispirare alla pratica del Dharma innumerevoli esseri senzienti. Tutti quanti noi desideriamo essere felici ed essere liberi dalla sofferenza. La causa della felicita' e' la virtu', che si ottiene incrementando le qualita' della mente; al contrario la sofferenza e' causata dalle azioni negative. Per ottenere la felicita' in questa vita, il comportamento migliore da tenere e' quello di abbandonare le azioni malsane e di accumulare quelle virtuose. Una persona che non conosce il sentiero spirituale, il Dharma, pensa che la felicita' sia prodotta dagli oggetti esterni, pensa unicamente all'aspetto materiale della vita. Questa e' solo un'illusione. Una persona, per diventare ricca, all'inizio fa molti sacrifici e in seguito ne fa degli altri per mantenere la posizione economica e sociale raggiunta. Alla fine dovra' morire e quindi lasciare tutte le sue ricchezze. Un praticante spirituale, invece, si preoccupa di incrementare la virtu' e di abbandonare le negativita'; facendo in questo modo egli raggiungera' la felicita' in questa vita e nelle prossime. Gli oggetti materiali sono in grado, e' vero, di aiutarci in qualche modo: i vestiti ci proteggono dal freddo, il cibo ci preserva dalla fame e cosi' via, ma, in ogni caso, non possono produrre la vera felicita', quella mentale. Vediamo cosa succede ad un non-praticante e ad un praticante se si ammalano: quello che non conosce il Dharma oltre ad avere la sofferenza fisica ha anche quella psicologica e mentale, non essendo in grado di gestire la malattia. La persona che segue il Dharma, invece, sa come trasformare le condizioni avverse in cause positive per lo sviluppo spirituale; egli, per esempio, avra' si' una sofferenza fisica, ma la sua mente sara' tranquilla e non perturbata da paure ed altre afflizioni, perche' sara' consapevole che questa malattia e' il frutto di azioni negative (di corpo, parola e mente) compiute nel passato. Una persona che non conosce il Dharma accumula azioni negative sia combattendo i propri nemici che aiutando i propri amici. Se egli incontra, per esempio, una persona ricca e famosa, egli provera' invidia ed altri sentimenti distruttivi, che lo porteranno a soffrire. Ad un'attenta osservazione possiamo vedere come i cosiddetti tre veleni, attaccamento, avversione ed ignoranza producono sofferenze mentali e fisiche, mentre i praticanti spirituali cercano di evitare queste tre afflizioni, conoscendo perfettamente il loro risultato di sofferenza ed infelicita'. Non c'e' luogo in cui noi possiamo rifugiarci per sfuggire alla morte; dopo questa vita ce ne sara' un'altra e poi un'altra e cosi' via. La qualita' della rinascita sara' condizionata inevitabilmente dal tipo di azioni compiute in questa vita. Abbandonare le azioni malsane e' la base e l'inizio del sentiero spirituale buddhista, del Buddhadharma. In piu', non e' sufficiente rinascere in condizioni fortunate, ma e' necessario liberarsi completamente dall'esistenza ciclica condizionata, il samsara. Per questo motivo e' indispensabile essere consapevoli che l'esistenza ciclica condizionata e' della natura della sofferenza. Una delle caratteristiche del samsara e' quella dell'insoddisfazione: per quanto un essere senziente si sforzi di accumulare, egli sara' comunque insoddisfatto. Finche' non si rompe il ciclo delle esistenze condizionate si e' costretti a subire questa ed altre sofferenze. Alcune persone dicono: " I buddhisti parlano sempre di sofferenza!" e questo non suona loro molto bene. Non piace sentir parlare di sofferenza, anche se c'e' un motivo molto valido per parlarne: solo conoscendola la si puo' superare. Dall'essere consapevoli della sofferenza nasce la determinazione di eliminarla. Se una persona, per esempio, vuole guarire da una malattia, prima deve conoscere le caratteristiche di questa malattia e quindi si rechera' dal dottore che fa la diagnosi. Quando si sa esattamente che tipo di malattia si ha allora e' possibile prescrivere una terapia, seguire una cura che elimina quella specifica malattia. Se non si conosce la malattia e' molto difficile superarla. Quando si segue una cura perfetta allora la malattia scompare. Questa e' la ragione per cui all'inizio e' importante essere consapevoli della malattia e conoscerne le diverse caratteristiche e cause. Quando una persona conosce la malattia da cui e' affetta, in quel momento nasce la determinazione di combatterla e di guarire. Per questo, la meditazione analitica sulla sofferenza non e' fatta per deprimersi ma per determinarsi a eliminare le cause che producono la sofferenza stessa. Anche la rinascita umana, pur essendo la piu' fortunata fra quelle samsariche, non e' libera da sofferenze. Quelle tipiche sono: la nascita, la malattia, la vecchiaia e la morte. Un'altra sofferenza e' quella di doversi separare dalle persone che ci vogliono bene o, al contrario, quella di dover incontrare delle persone a noi ostili. Il nostro stesso corpo produce sofferenza ed e' condizionato dalla sofferenza. Questo corpo ha bisogno di una casa , di vestiti, di cibo e di tante altre cose. Ci vogliono molte condizioni favorevoli per mantenere un corpo in salute. Perfino gli esseri che rinascono in luoghi celestiali sono costretti a soffrire, perche' anche loro vivono nel ciclo delle rinascite condizionate; quando l'energia, le cause che hanno prodotto quella rinascita si esauriscono, sono anch'essi costretti a prendere un altro corpo, come essere umano, animale, infernale o altro. Tutta la sofferenza, nel suo complesso, puo' essere sradicata, eliminata, rimossa, poiche' anch'essa nasce da cause. Rimuovendole, si puo' eliminare completamente la sofferenza. Come dicevo prima, le cause fondamentali risiedono nei difetti mentali, principalmente avversione, attaccamento, ignoranza, dubbio, orgoglio e visioni errate. Queste sono le cosiddette "sei afflizioni-radice", da cui si sviluppa tutta la nostra sofferenza. La principale attivita' del praticante spirituale e' quella di rimuovere dal proprio continuum mentale questi difetti. Buddha Shakiamuni disse: "Conosci la sofferenza ed abbandona le cause che la producono". In essenza, quello che ci crea sofferenza sono i nostri difetti mentali. Il nostro vero nemico non e' la persona che ci danneggia, ma la presenza nella nostra mente di queste afflizioni. Esse non hanno alcuna qualita' positiva; quando sorgono in noi, esse ci danneggiano, in qualunque circostanza. Un esempio e' dato dalla rabbia. Quando siamo in preda alla rabbia, cominceremo a offendere e danneggiare quella persona che ci ha fatto arrabbiare. All'inizio ci si offende e poi si passa alle vie di fatto. Nell'ambito familiare e fra le nazioni del mondo il meccanismo dell'odio e' lo stesso. Le bombe nucleari, i conflitti e le distruzioni di massa sono causate dall'odio, dalla rabbia. Il solo fatto che l'odio danneggia, e' sufficientemente valido per cercare di eliminarlo. L'odio puo' sorgere dall'attaccamento, per esempio. Sulla base dell'attaccamento si puo' desiderare di possedere qualcosa o qualcuno. Se questo desiderio non si realizza nasce la rabbia. Viceversa, se non c'e' attaccamento, non c'e' modo che la rabbia sorga. Questo e' un fatto incontrovertibile e verificabile. L'attaccamento, a sua volta, nasce dall'ignoranza, dall'oscurazione mentale. Questa mancanza di lucidita' e di saggezza discriminativa ci impedisce di capire cio' che deve essere praticato e cio' che deve invece essere abbandonato. L'uccidere, il rubare e il mentire sorgono, in ultima analisi dall'ignoranza, dall'attaccamento e dall'odio. Per ottenere la cessazione della sofferenza e' necessario praticare il sentiero spirituale. Non e' possibile eliminare questi veleni mentali prendendo delle medicine, sottoponendosi a delle operazioni chirurgiche o suicidandosi. L'unico modo per eliminarli e' attraverso la pratica del Dharma. Meditando sull'amore e la compassione si possono eliminare la rabbia e l'odio. Se una persona ha nel proprio continuum mentale un buon livello di amore e compassione, non c'e' modo che nasca la rabbia. Anche quando quella persona sara' danneggiata, pensera' esclusivamente ad aiutare, beneficiare e creare armonia. Per eliminare l'attaccamento ci sono diversi addestramenti, come meditare sulle impurita', sull'impermanenza e sulla vacuita'. Sono tutti antidoti a quello specifico difetto mentale. E' certo che noi non desideriamo soffrire e per non soffrire e' necessario eliminare i difetti mentali. Sulla base di questa riflessione ci si ricordera' del Dharma, del sentiero spirituale. Quando una persona si accorge che il Dharma e' in grado di rimuovere la sofferenza, essa si dara' da fare per incrementare sempre di piu' la sua pratica. Se, viceversa, non si e' consapevoli delle qualita' e potenzialita' del sentiero spirituale, non si sara' stimolati a praticarlo. Noi esistiamo da un tempo senza inizio e da un tempo senza inizio noi continuiamo a soffrire. Perche'? Perche' non si e' praticato il sentiero spirituale, che fa si' che siano rimosse le cause che hanno prodotto la sofferenza. I Buddha, gli Esseri Illuminati, non hanno sofferenza perche' hanno praticato il Dharma. All'inizio bisogna eliminare la propria sofferenza e poi, gradualmente, applicarsi per aiutare gli altri a fare la stessa cosa. Solo sulla base della propria esperienza personale si e' in grado di aiutare gli altri e per farlo in maniera perfetta non dobbiamo discriminare fra amici, nemici ed indifferenti. Qualche volta puo' capitare, infatti, che vedendo una persona povera siamo mossi da compassione, mentre questo difficilmente ci accade vedendo un ricco; vedendo un ammalato proviamo compassione, mentre una persona sana ci lascia quasi indifferenti. Questo modo di pensare e' totalmente sbagliato. Questo accade perche' non si e' ancora realizzato il concetto di sofferenza samsarica. Nascita, vecchiaia, malattia e morte , incontrare delle persone negative ed essere separati dai nostri cari, tutto questo accade a tutti gli esseri senzienti, sia il ricco che il povero, sia l'ammalato che il sano. Quando si comprende veramente questo, allora si avra' un senso di amore e di compassione totale per tutti gli esseri senzienti, in maniera equanime. L'amore e la compassione saranno grandi come l'oceano. Per la persona che segue il sentiero spirituale, il Dharma, c'e' la necessita' di preoccuparsi della sofferenza di tutti gli altri esseri, e non di pensare solo a se stessi, ai propri cari ed ai propri amici. Il nemico non e' sempre stato nemico, a volte e' stato amico (sia in questa vita, che nelle precedenti) e viceversa. Da un tempo senza inizio, nelle infinite rinascite, l'amico diventa nemico, il nemico diventa amico, gli indifferenti possono diventare sia l'uno che l'altro; i ruoli cambiano. E' importante sviluppare questo sentimento di equanimita'. Dal punto di vista del desiderio di essere felici e di allontanarci dalla sofferenza, siamo tutti uguali, non c'e' nessuna differenza tra noi stessi e qualsiasi altro essere, perfino il nostro piu' acerrimo nemico. Queste comunque non sono parole vuote e fredde, perche' tutti noi abbiamo dentro la forza e la capacita' di essere compassionevoli ed amorevoli verso tutti. Potenziando al massimo la meditazione e l'azione su questo punto arriveremo a fare qualcosa di concreto per liberare tutti gli esseri senzienti dalla sofferenza ed e' quella che si chiama Bodhicitta, la Mente dell'Illuminazione, del Risveglio. Questo in poche parole e' il significato del percorrere il sentiero del Dharma ed e' anche quello che vi esorto a fare. |
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