Tè al burro di yak

 alt Molto probabilmente il bó cha (letteralmente 'tè tibetano') non sarà uno dei ricordi più entusiasmanti del vostro viaggio in Tibet. Questa bevanda dalla consistenza densa, preparata con burro di yak, sale, latte, bicarbonato, foglie di tè e acqua calda sbattuti insieme in un recipiente di legno, è più simile a una brodaglia che a un tè (un viaggiatore l'ha definita "un incrocio tra acqua sporca di bucato e lubrificante").
Eppure II bòcha, mescolato con tsampa (farina d'orzo tostata) e burro di yak, è l'alimento base della maggior parte dei tibetani ed è facile che ve lo offrano nei monasteri, nelle case e persino mentre state aspettando l'autobus sul ciglio della strada.
In quasi tutti i ristoranti, fortunatamente, si può ordinare il cha agamo (tè zuccherato al latte), ma ci saranno occasioni In cui per educazione non potrete far altro che ingurgitare una tazza di bó cha (nascondendo il vostro eventuale disgusto). I nomadi in genere non hanno alcuna difficoltà a berne fino a 40 tazze al giorno. Questa bevanda d'altronde non è priva di pregi e, oltre a essere nutriente e ricca di sali minerali, protegge le labbra dal freddo. Un lettore ci ha scritto: 'Per quanto ci riguarda, apprezziamo il tè al burro di yak non tanto per il gusto, ma per le sue proprietà".
La cosa più frustrante per chi non riesce a bere questo intruglio pensando ai benefici che apporterà alla salute è che, nelle occasioni conviviali, la tazza viene costantemente riempita dopo ogni minimo sorso, in segno di rispetto verso l'ospite. Sappiate che c'è soltanto una cosa peggiore del tè al burro di Yak caldo: il tè al burro di Yak freddo.