Il tantra di Kalachakra è una pratica di meditazione buddhista che appartiene alla classe dei tantra dello yoga supremo, i più profondi insegnamenti del veicolo del bodhisattva. Secondo la tradizione, Buddha Shakyamuni si manifestò come Kalachakra nel sud dell’India ed espose questo tantra su richiesta
di Suchandra, re di Shambala. In seguito, il re Suchandra diffuse gli insegnamenti di Kalachakra tra gli abitanti di Shambala. E detto che questi insegnamenti e la loro pratica ricomparvero in India soltanto nell’XI secolo, poco prima di essere introdotti in Tibet. Da allora, fino agli sconvolgimenti del secolo attuale, si sono propagati non solo tra i tibetani, ma anche nelle zone mongole a nord, così come nel Sikkim, nel Bhutan, nel Nepal e nelle regioni a sud e a ovest dell’Himalaya.
Il Kalachakra è stato uno degli ultimi e più complessi sistemi tantrici introdotti in Tibet dall’India. A differenza di quanto accade negli altri tantra, che non consentono di iniziare più di venticinque persone alla volta, al rito di Kalachakra partecipano, per tradizione, più vaste moltitudini. Le iniziazioni di Kalachakra vengono conferite sulla base di un mandala, la sacra dimora con le sue divinità residenti, di solito raffigurato in forma grafica.
La tradizione che seguo utilizza un mandala formato da sabbie colorate, costruito con estrema accuratezza prima di ogni iniziazione e distrutto alla fine della cerimonia.
È importante capire quali sono gli aspetti fondamentali del sentiero buddhista che forniscono il contesto al cui interno i mandala possono essere usati come oggetto di meditazione. Il primo è il forte desiderio di mettere fine alle esperienze di sofferenza degli esseri ordinari. Queste vanno dal piacere relativo degli dei e degli umani fino al dolore e ai tormenti degli animali, degli spiriti famelici e degli abitanti delle regioni infernali. Il praticante deve inoltre provare un forte desiderio di realizzare l’illuminazione per il bene degli altri e avere una corretta visione della realtà.