I tre sentieri principali
7 marzo 1999 - Ven. Ciöden Rimpoce "I tre sentieri principali" (traduzione dal tibetano di Chodup Tsering Lama) TESTO RADICE "Mi prostro ai venerabili Guru. Cerchero' di esporre al meglio il significato dell'essenza di tutti gli insegnamenti del Vittorioso, il sentiero lodato dai figli divini del Vittorioso, il veicolo per i fortunati che desiderano la liberazione. Ascoltate con mente chiara, voi che siete distaccati dai piaceri dell'esistenza mondana, voi che ponete ogni sforzo nel rendere significative le vostre liberta' e ricchezze, voi fortunati che avete fede nel sentiero di cui il Buddha Vittorioso si compiace. |
Senza una rinuncia pura non c'e' modo di placare il desiderio di piaceri nell'oceano dell'esistenza condizionata, a cui la bramosia incatena gli esseri senzienti. Percio' prima di tutto pratica la rinuncia. Contrasta l'aggrapparsi a questa vita prendendo coscienza di quanto le liberta' e le ricchezze che possiedi siano difficili da ottenere e di quanto sia effimera la durata di questa esistenza. Contrasta l'aggrapparsi alle vite future meditando costantemente sull'infallibilita' della legge di causa ed effetto e sulla sofferenza generata dal ciclo delle rinascite. Praticando in questo modo, quando cesserai di desiderare le perfezioni dell'esistenza ciclica anche per un solo istante, e quando giorno e notte la mente sara' tutt'uno col desiderio della liberazione, allora avrai generato la rinuncia. Tuttavia, se la rinuncia non e' sostenuta dalla mente suprema, essa non diverra' causa della meravigliosa beatitudine dell'insuperabile illuminazione. Percio' il saggio generi la sublime mente dell'illuminazione. Travolti dalle quattro correnti tumultuose, stretti nei vincoli delle azioni difficili da eliminare, intrappolati nella gabbia di ferro dell'aggrapparsi al se', completamente avvolti dalle tenebre dell'ignoranza, gli esseri sono spinti nel ciclo delle innumerevoli rinascite, ove sono tormentati senza sosta dalle tre sofferenze. Medita sullo stato degli esseri tue madri che stanno sperimentando tali condizioni e genera la mente suprema. Il solo addestramento alla rinuncia e alla mente suprema dell'illuminazione non ti permettera' di estirpare la radice dell'esistenza ciclica, senza la saggezza che realizza il modo in cui dimorano i fenomeni. Percio' pratica con impegno i metodi per realizzare l'originazione dipendente. Colui che riconosce l'infallibilita' della legge di causa ed effetto di tutti i fenomeni dell'esistenza ciclica e del nirvana e distrugge tutti i modi di percepire i fenomeni, percorre il sentiero di cui i Buddha si compiacciono. Fino a che la comprensione delle apparenze come interdipendenza inevitabile e la comprensione della vacuita' libera da asserzioni saranno percepite separatamente, non avrai ancora realizzato il pensiero dell'Eccellente. Quando al solo vedere l'infallibile origine dipendente, simultaneamente e senza alternanza, questa constatazione distruggera' tutti i modi di apprendimento degli oggetti, solo allora l'analisi della visione sara' completa. Quindi l'apparenza elimina l'estremo dell'esistenza e la vacuita' elimina l'estremo della non esistenza. Comprendendo in che modo la vacuita' appare come causa ed effetto, non sarai fuorviato dalla visione che si attacca a uno degli estremi. Percio', figlio mio, quando avrai realizzato profondamente i punti essenziali dei tre aspetti principali del sentiero, confida nella solitudine e, generando un impegno risoluto, realizza velocemente le tue costanti aspirazioni" Oggi faro' un breve commento sui tre sentieri principali, un insegnamento trasmesso da Manjushri a Lama Tzong Khapa, che, a sua volta, ha condensato il suo significato in un breve testo che, appunto, cerchero' di spiegare. All'inizio del testo si rende omaggio a Manjushri, che e' inscindibile dal proprio guru ed e' la fonte di ogni qualita' spirituale; il rapporto spirituale col Maestro diventa fondamentale per la realizzazione. I tre sentieri principali sono la rinuncia, lo sviluppo della mente altruistica e la perfetta visione. L'essenza degli insegnamenti del Buddha, soprattutto quelli trasmessi direttamente da lui, ha l'unico scopo di guidare gli esseri senzienti verso il Nirvana e di liberarsi dal dolore. Grazie alla pratica della rinuncia, che aiuta ad eliminare completamente l'esistenza samsarica si ottiene come risultato il Nirvana, cioe' la liberazione completa dall'esistenza ciclica. Coloro che seguono il sentiero del Bodhisattva tentano di coltivare la mente altruistica di Bodhi, la Bodhicitta, e cio' permette di ottenere la realizzazione finale. Questo ottenimento viene garantito solo se si riesce a coltivare questa mente estremamente buona, altruistica. I Bodhisattva vengono anche chiamati "Figli del Buddha", "Figli del Vittorioso". Il semplice sviluppo del senso della rinuncia non e' sufficiente per ottenere la liberazione completa, il Nirvana, ma bisogna sviluppare la saggezza della vacuita', la saggezza che comprende la natura reale di ogni fenomeno. Percio' la visione perfetta diventa quasi la principale chiave di accesso al sentiero della liberazione e che conduce definitivamente verso la liberazione totale. Il Maestro Lama Tzong Khapa scrive nel testo che egli scrivera' e trasmettera' l'essenza ed il significato dei tre sentieri principali, che sono appunto la rinuncia, la bodhicitta e la visione perfetta. Nel testo si descrive la determinazione da parte dell'autore, poi si parla delle caratteristiche di coloro che studiano e meditano su questi argomenti, che e' quella di non avere attaccamento verso l'esistenza condizionata. Non si tratta di un semplice distacco dall'esistenza condizionata, ma e' necessario sviluppare il sentiero del risveglio, che permette di rendere la vita piu' significativa. Quest'ultimo scopo non si raggiunge con l'avere successo nella vita samsarica o il riuscire ad avere tutto cio' che si desidera (sarebbe comunque molto difficile!), bensi' procurandosi un valore spirituale che puo' produrre un risultato estremamente positivo sia in questa vita che nella prossima, come la realizzazione della vacuita' che compiace tutti i Vittoriosi, cioe' tutti gli esseri illuminati. La meditazione sulla vacuita' diventa un antidoto per sottomettere e, alla fine, annientare completamente il concetto sbagliato riguardante la natura dell'esistenza del nostro Io e soprattutto dei fenomeni. Il concetto dell'io esistente intrinsecamente puo' essere eliminato dalla saggezza che realizza la vacuita'; essa ci da' un grande beneficio che ci conduce all'ottenimento definitivo. Lama Tzong Khapa suggerisce al lettore dotato di una preparazione adatta al senso della rinuncia di sviluppare la mente altruistica con il forte desiderio di scoprire la realta' della nostra esistenza, seguendo questo insegnamento con grande fede e fiducia. All'inizio viene trattato l'argomento della rinuncia, che viene discusso da due punti di vista: sviluppare il senso della rinuncia e in quale modo deve procedere questa pratica. Seguendo le dieci etiche morali possiamo ottenere una buona rinascita nella forma umana oppure rinascere nella forma di Deva (un reame con una dimensione elevata ma, pur tuttavia, si tratta di una rinascita nell'ambito dell'esistenza ciclica del samsara). Anche in questi due tipi di rinascite saremo sempre soggetti a sperimentare diversi tipi di sofferenza, propri della condizione samsarica. Per questo motivo bisogna sviluppare un forte senso della rinuncia, che viene inteso come rinuncia all'esistenza ciclica. Se riusciamo a sviluppare dentro di noi una concreta rinuncia, non avremo un forte attaccamento verso tutte le cose legate all'esistenza samsarica; la nostra mente sara' piu' libera, non avremo grande sofferenza mentale prodotta dall'attaccamento stesso ed avremo maggiori possibilita' di dedicare la nostra energia creativa per ottenere la Liberazione. Se non saremo in grado di stroncare definitivamente l'esistenza samsarica, dovremo necessariamente seguire un ciclo interminabile di morti e rinascite e non vedremo mai fine alla sofferenza. La mente della rinuncia puo' essere sviluppata su di se' sulla base di due abbandoni. Il primo e' quello di non avere attaccamento verso vestiti, nome, fame, e cosi' via, perche' verso questi aspetti noi normalmente occupiamo tutta la nostra concentrazione ed energia. Il secondo abbandono e' quello di desiderare di rinascere nella forma umana o in quella di dei. Coloro che vogliono sviluppare la vera rinuncia devono abbandonare questi due desideri, legati a questa vita e a quella futura. E' importante per noi essere consapevoli della natura della nostra esistenza, sapere apprezzare la nostra esistenza umana. Quando si parla della rinuncia alla vita mondana non si intende lo smettere di lavorare per procurarci da mangiare, o vivere come un asceta. Semplicemente, bisogna impegnarsi di piu' nella ricerca spirituale. Infatti possiamo possedere molte cose, a patto di essere privi dell'afflizione mentale dell'attaccamento. Dobbiamo ripartire bene le nostre energie, cercando di eliminare le afflizioni, e, allo stesso tempo, saper apprezzare le doti e le condizioni favorevoli di cui godiamo. Rendere la propria vita significativa e' il motivo della nostra ricerca spirituale e il riuscire ad utilizzare tutti i fattori positivi della nostra esistenza attuale diventa un mezzo adatto per ottenere la liberazione. Dobbiamo essere felici, perche' ci sono tutte le possibilita' di rendere la nostra vita molto significativa: siamo dotati delle otto liberta' e delle dieci opportunita' che favoriscono il raggiungimento di qualsiasi meta spirituale. Infatti, siamo liberi dalle quattro condizioni di essere nati nelle quattro dimensioni che non permettono di seguire il sentiero spirituale; grazie alla nostra vita precedente, non ci troviamo nella dimensione infernale, ne' in quella degli spiriti famelici, ne' nella forma animale, ne', infine, in quella dei Deva della lunga vita. I primi tre reami hanno una sofferenza senza fine e sono caratterizzati da dolore, paura, ansia ed altre tensioni psicologiche e non viene neanche in mente di praticare il sentiero spirituale. Allo stesso modo, non e' il caso di desiderare di rinascere come Deva. Si e' in una dimensione che ospita gli esseri senzienti che hanno accumulato energia meritoria, che vivono molto a lungo, godendo di tutti i piaceri mondani. In quel reame non c'e' quasi mai la possibilita' di praticare il sentiero spirituale. Noi siamo nati nella forma umana, liberi da queste dimensioni, dotati di tutte le qualita' favorevoli per praticare il sentiero. Non possiamo pensare che, dopo la morte, avremo la possibilita' di tornare nella forma umana, perche' nascere in questa forma e' molto raro, difficile. Questa volta, potrebbe essere quasi l'unica opportunita' di essere rinati nella forma umana. Quelle che abbiamo visto in precedenza sono le quattro liberta' che ci permettono di seguire il sentiero spirituale, ma anche nascendo in forma umana, dobbiamo essere liberi da altre quattro impedimenti. Si puo' nascere, per esempio, in un'epoca in cui non c'e' l'insegnamento del Buddha, quindi, pur volendo, non si ha la possibilita' di entrare in contatto con esso. Un'altra condizione sfavorevole e' quella di rinascere in luoghi barbari dove non c'e' neanche la possibilita' di discutere gli argomenti spirituali: anche in queste regioni, quindi, sara' molto difficile seguire l'insegnamento del Buddha. Anche vivendo in un luogo favorevole, se siamo sordomuti o non siamo in grado di comprendere gli insegnamenti, non avremo la possibilita' di intraprendere la ricerca spirituale con successo. Tutti noi qui presenti, siamo liberi da questi difetti. Siamo sani, intelligenti. Infine, pur nascendo in un luogo di Dharma con delle condizioni favorevoli per la pratica, possiamo avere delle visioni sbagliate, come il non accettare il meccanismo della causa ed effetto oppure avere una visione erronea della reincarnazione, eccetera. Questo e' un altro difetto che non ci permette di seguire il sentiero spirituale. Queste sono le otto liberta'. Anche le dieci opportunita' sono importanti. Esse vengono divise in due gruppi, le cinque legate agli altri esseri senzienti e le cinque legate a se stessi. Tra le prime cinque opportunita', quelle che derivano dagli altri, la prima e' quella dell'esistenza del Buddha stesso. La seconda e' che l'insegnamento viene dato. La terza e' che l'insegnamento e' ancora vivo e diffuso e c'e' la possibilita' di seguirlo. La quarta e' che ci sono tanti fedeli e monaci, che seguono l'insegnamento e che ci ispirano. La quinta e' che esistono delle persone come i fedeli e i benefattori che aiutano la pratica spirituale. Tra le cinque opportunita' legate a se stessi, la prima e' quella di essere nato nella forma umana. La seconda e' quella di essere nato in un luogo dove e' diffuso l'insegnamento del Buddha, come qui ora in Occidente. La terza e' che quella di non avere difetti sensoriali che ci impediscano di seguire correttamente il sentiero spirituale. La quarta e' di non aver commesso le cinque azioni inespiabili. La quinta e' che tutti noi abbiamo grande fede e fiducia nel meccanismo della causa ed effetto. E' molto difficile avere queste diciotto qualita'; e' come una persona che possiede diciotto negozi in diverse parti della citta'. E' molto improbabile che i diciotto negozi abbiano tutti dei buoni guadagni; magari qualcuno va bene mentre altri sono sull'orlo del fallimento. Noi invece possediamo tutte queste diciotto qualita', grazie ad una nostra vita precedente. Siamo stati una persona che ha messo tutte le energie per rispettare le dieci regole morali, seguendo il sentiero spirituale nella giusta maniera. Non dobbiamo mai sprecare la nostra energia, e dobbiamo rendere la nostra vita significativa. Dovremmo essere consci di possedere queste diciotto qualita', e sulla base di questa consapevolezza, dovremo essere severi con noi stessi nel non ritardare la pratica del sentiero spirituale. Dobbiamo mettere in moto la nostra energia, per rendere la nostra vita significativa, altrimenti puo' intervenire la morte in qualsiasi momento, oggi o domani - non c'e' alcuna certezza del momento. La morte e' sicura, ma non sappiamo quando essa avverra'; dobbiamo essere soprattutto consapevoli della natura impermanente di noi stessi e di ogni altro fenomeno. Spesso noi consideriamo di essere forti e di non avere malattie particolari e quindi ci convinciamo che vivremo a lungo. Con questa convinzione rimandiamo l'inizio della nostra ricerca spirituale. Questa e' una convinzione completamente sbagliata, poiche' la morte non avviene solo per le persone anziane, ma puo' capitare a ciascuno di noi, in qualsiasi momento. Non c'e' alcuna certezza, puo' morire prima una persona sana che una ricoverata all'ospedale in gravi condizioni. Non e' mai esistita nessuna certezza sul momento della propria morte. Sulla base di questa consapevolezza non bisogna mai rimandare la pratica del sentiero spirituale. Ogni momento che noi viviamo, andiamo incontro alla morte e quindi e' un peccato sprecare la nostra energia senza fare qualcosa di concreto per una buona preparazione alla vita ventura; in questo senso bisogna rendere la propria vita significativa, quindi non dobbiamo avere attaccamento verso questa vita. Dobbiamo comunque capire bene che il non avere attaccamento a questa vita non implica dover abbandonare tutti o recarci in un luogo particolare per vivere la nostra vita spirituale. Si tratta di sapere usare bene la propria saggezza, la capacita' mentale di dividere bene le nostre energie, dando piu' importanza alla vita spirituale. Al momento della morte, infatti, nessuno potra' aiutarci, nessuna cosa ci potra' essere di beneficio o conforto, nessuno e niente tranne la nostra pratica e qualita' spirituale. Anche un re potente, con tanti sudditi e molte ricchezze materiali, nella propria vita futura andra' "solo" con la propria coscienza mentale, abbandonando ogni altra cosa, amici e possedimenti. Quando moriremo, non potremo chiedere aiuto ai nostri amici, parenti, moglie, marito o figli; dovremo andarcene da soli, portando con noi il bagaglio di energia meritoria e dell'energia negativa che noi stessi abbiamo creato, poiche' siamo gli unici responsabili della nostra vita. Se il bagaglio della nostra energia negativa e' molto pesante, sicuramente avremo un trasferimento molto duro e sofferente. Tutto quello che stiamo facendo e' come l'esperienza del sogno. Spesso nel sogno desideriamo divertirci, oppure ottenere tante cose, le stesse che desideriamo nello stato di veglia. Anche nella dimensione del sogno proviamo sensazioni piacevoli o negative, soffriamo, piangiamo. Al risveglio, pero', non c'e' niente di quella esperienza. Nessuna di quelle esperienze che abbiamo avuto in sogno puo' essere li' davanti a noi, quando ci svegliamo. Si tratta di una semplice esperienza. Viviamo la stessa esperienza del sogno quando siamo svegli. Siamo attaccati alle persone, godiamo dei piaceri mondani, cerchiamo di procurarci ricchezza materiale. Al momento della morte avremo la stessa esperienza, come quando ci risvegliamo da un sogno: non rimarra' altro che il bagaglio di energia positiva e negativa. All'inizio della pratica e' quindi necessario essere piu' concentrati nella ricerca del benessere della vita futura, piuttosto che in quella attuale. In caso contrario, avremo un risultato e un beneficio molto limitato. Dobbiamo cercare di rinascere in forma umana anche la prossima vita, desiderando di incontrare anche in quella vita gli insegnamenti, ricercando la qualita' spirituale necessaria per ottenere la Liberazione. D'altra parte, pero', non dovremo dedicare tutta nostra energia solo per la vita futura, perche' avremmo comunque troppo attaccamento. Anche se dovessimo rinascere come esseri umani o anche come Dei della lunga vita, questo non ci garantisce la possibilita' di ottenere la realizzazione finale. Nelle vite passate, siamo tutti nati molte volte nella forma di potenti monarchi, di Dei dominanti l'universo, come Vishnu o Brahma, pero' poi siamo di nuovo nati in una forma di sofferenza e di frustrazione mentale. Finche' non raggiungeremo una liberazione totale dall'esistenza samsarica saremo soggetti a sperimentare diversi livelli di sofferenza. Anche se abbiamo tutte le condizioni favorevoli per la ricerca spirituale, infatti, siamo soggetti a sperimentare tre tipi di sofferenza: la sofferenza fisica e mentale e' il primo tipo. La seconda sofferenza e' quella che viene chiamata la sofferenza del cambiamento, il cambiamento dei piaceri mondani che vengono definiti piaceri contaminati e quindi a loro volta diventano la causa della sofferenza. Quindi anche il minimo piacere che proviamo in questo mondo, diventa a sua volta la causa per procurarci delle sofferenze. Il terzo tipo di sofferenza viene chiamata onnipervadente, perche' pervade la nostra stessa esistenza. Rinascere in questa nostra forma e' gia' sofferenza, perche' la nostra esistenza e' il risultato di un'azione contaminata, basata sull'attaccamento e sull'avversione. Quindi, anche se la nostra rinascita umana e' preziosa, ci sono i fattori contaminati che compongono la nostra esistenza: questa vita stessa e' della natura della sofferenza. Proprio per questo, bisogna abbandonare completamente la nostra esistenza samsarica, sviluppando la visione pura verso la Liberazione. Dobbiamo riuscire ad abbandonare completamente la causa per rinascere nell'esistenza condizionata. Una persona che segue questo sentiero spirituale deve accorgersi di essere nelle mani di una demonessa, con un aspetto molto attraente, bella, giovane, che ci ama e ci accarezza. Alla fine, pero', questa demonessa ci mangia. Questa e' la vita, anche se e' bella ed attraente e anche se ci fa provare dei piaceri mondani, alla fine ci divora, perche' ci manda in un'altra dimensione di sofferenza. Per questo motivo, se desideriamo ottenere la liberazione totale dobbiamo avere una visione abbastanza negativa verso l'esistenza umana. Una persona che riesce a condurre bene la propria pratica per liberarsi dall'illusione dell'attaccamento a questa vita e a quelle future, sviluppa la vera e propria rinuncia. Questo tipo di rinuncia permette di ottenere solo il Nirvana e si puo' godere la pace duratura e la liberazione definitiva dall'esistenza samsarica. Si tratta comunque solamente di una autoemancipazione dal dolore e dalla sofferenza, quindi solo per il proprio beneficio. Questa e' una realizzazione molto limitata. Da questo punto di vista un ricercatore spirituale deve allargare la propria visione, amplificare l'obiettivo della ricerca spirituale. La rinuncia deve essere collegata con la consapevolezza dell'importanza di tutti gli altri esseri senzienti, sviluppando la mente del risveglio, la Bodhicitta. In questo modo la pratica della rinuncia diventa importante perche' e' basata sulla cura degli altri. La mente altruistica della Bodhi, che sara' utile e significativa nel portare ad un obiettivo piu' vasto della liberazione, sara' anche una qualita' spirituale che ci permettera' di ottenere lo stato della Buddhita', il Risveglio finale. Per sviluppare la mente altruistica, per far nascere questo pensiero, dobbiamo prima di tutto conoscere la sofferenza degli altri esseri senzienti. Se non siamo consapevoli della sofferenza degli altri sara' molto difficile sviluppare l'amore e la compassione verso di loro. A questo punto, si richiede un'ulteriore riflessione analitica per scoprire bene la sofferenza degli altri esseri senzienti e soprattutto in quale maniera soffrono. Nel testo vi e' un esempio perfetto per scoprire l'intensita' della sofferenza e la relativa difficolta' di liberarsi di essa. Siamo come delle persone con le mani e i piedi incatenati e poi messi in una indistruttibile gabbia metallica che viene buttata in una corrente impetuosa. E' la corrente dei quattro fiumi giganteschi, quelli dell'attaccamento, dell'avversione, dell'ignoranza e della visione erronea. Questi quattro fiumi sono molto violenti e trascinano via questa gabbia senza la minima possibilita' di essere tratti in salvo e raggiungera' il grande oceano, dove ci sono diversi tipi di animali acquatici feroci, nemici che si nutrono di sangue e carne umana. Questi fiumi rappresentano le nostre afflizioni mentali, la causa principale che ci trascina nella corrente. La gabbia metallica indistruttibile rappresenta l'ignoranza di afferrarsi al se' che esiste indipendentemente e che e' la causa della nostra esistenza ciclica. Finche' siamo chiusi nella gabbia indistruttibile sotto il dominio del concetto erroneo della propria esistenza fenomenica non sara' possibile uscire dal samsara, cioe' dalla gabbia metallica. Anche se con la pratica della rinuncia riusciremo a liberarci dalle catene che ci avvinghiamo mani e piedi saremo sempre nella gabbia indistruttibile. L'esempio prosegue dicendo che saremo trascinati nel fiume senza che qualcuno, vedendoci, possa aiutarci, in quanto faremo questo viaggio in una notte buia. Questo per dire che se non cerchiamo noi, in prima persona, una soluzione, non ci saranno fattori esterni od altre persone che potranno salvarci. Potremo avere, tutt'al piu', l'ispirazione da una guida spirituale, che pero' non potra' fare di piu' che stimolarci ad uscire da questa situazione. Se manca l'energia nel nostro proprio continuum mentale, nessuno potra' aiutarci: se vogliamo uscire dalla gabbia non possiamo sperare negli altri, ma solo nel nostro personale sforzo. Sulla base della consapevolezza che tutti gli altri esseri senzienti sono costretti a soffrire e che questa sofferenza e' interminabile, dobbiamo sviluppare l'amore e la compassione verso tutti gli altri, senza fare la minima discriminazione. Dobbiamo accogliere loro come l'oggetto del nostro beneficio; il motivo della nostra ricerca spirituale deve essere quello dell'aiuto a tutti gli altri esseri senzienti. In questo modo possiamo sviluppare la mente altruistica di Bodhi, il pensiero del Risveglio. Una volta che avremo sviluppato questa mente avremo un'enorme qualita' spirituale, perche' la Bodhicitta ha appunto una qualita' indescrivibile. Se la Bodhicitta avesse una forma fisica riempirebbe tutto lo spazio e illuminerebbe tutto l'universo: questo per dire che il beneficio di questa mente e' incommensurabile. Saremo davvero in grado di aiutare direttamente e indirettamente gli altri esseri senzienti. Se non siamo in grado di sviluppare questa mente non dobbiamo scoraggiarci; anche un minimo tentativo di riflessione su questo pensiero del Risveglio ci procura un grande beneficio. Allo stesso modo, anche se non siamo in grado di riflettere e meditare su questo argomento, bisogna pregare molto di avere la possibilita' di sviluppare in futuro questo pensiero altruistico, rinascendo in una forma che permetta di perseguire questo scopo. Anche per questo dovremmo ammirare e lodare i Bodhisattva, che sono pervasi da questa mente di Bodhicitta; dovremmo anche noi desiderare di nascere in quella forma. Anche la semplice ammirazione di un Bodhisattva procura un grande beneficio spirituale. Sviluppare la rinuncia e la Bodhicitta puo' dare un enorme aiuto, ma entrambe queste pratiche non sono sufficienti per ottenere la realizzazione finale. Questi due metodi non possono completare la nostra ricerca se non sono accompagnati dallo sviluppo della saggezza che realizza la vacuita'. Quando parliamo di vacuita', dobbiamo comprendere qual e' il concetto che abbiamo nei confronti del nostro se'. Normalmente abbiamo un'idea totalmente sbagliata, perche' consideriamo che il nostro se' sia un fenomeno che esiste intrinsecamente, indipendentemente, autonomamente. Non pensiamo mai che questo io esista in dipendenza di altri fenomeni; lo vediamo come un fenomeno concreto: questa visione rappresenta la causa radice della nostra esistenza samsarica. Senza la reale comprensione della vacuita' dell'io non e' possibile ottenere ne' la liberazione ne' la Buddhita'. All'inizio e' importante riconoscere, studiare, capire bene come concepiamo le cose, gli oggetti e le persone che ci circondano; normalmente essi appaiono in una maniera del tutto autonoma e concreta. Questa visione deve essere cambiata attraverso la saggezza che si oppone alla normale errata visione dei fenomeni, la saggezza della vacuita'. Dapprima dobbiamo sviluppare e capire il concetto di interdipendenza. Per fare solo un esempio, qualsiasi oggetto di fronte a noi non e' composto da un'unica particella, bensi' da un infinito numero di piccole particelle, che esistono sulla base della proiezione mentale. Un oggetto non esiste di per se', come lo percepiamo noi. Quando saremo in grado di percepire l'aspetto vero e proprio dell'oggetto, scopriremo la sua vera natura, senza pero' negare la sua esistenza convenzionale. La vera natura dell'oggetto e' la sua vacuita'. Questa saggezza diventa uno strumento indispensabile per recidere la radice del samsara. Si puo' diventare nichilisti, cominciando a credere che il meccanismo della causa ed effetto non esista e quindi invece di ottenere una realizzazione spirituale si ottiene una visione estremista. La mancanza di esistenza intrinseca dell'oggetto non vuol dire che esso non esista convenzionalmente. Ogni cosa ha la sua funzione e quindi esiste, ma non esiste come abitualmente noi la percepiamo, in una maniera errata che e' quasi innata. Anche la legge di causa ed effetto, allo stesso modo, esiste sulla base della imputazione mentale; non esiste di per se', pero' ha una sua funzione. Infatti noi stessi sperimentiamo gli effetti delle azioni positive e negative che compiamo. Man mano che sviluppiamo la saggezza della vacuita', scopriamo la reale esistenza dei fenomeni e del nostro se'. Dopo di cio', dobbiamo studiare il rapporto fra questa saggezza e la legge di causa ed effetto. Spesso si afferma di avere compreso la realta' di ogni fenomeno e quindi la conseguenza e' che non rispetta il karma, in quanto non esiste. Questo e' un comportamento sbagliato e distruttivo. Un pratica che studia e medita sulla vacuita' deve concretizzare la propria devozione e fede verso l'infallibilita' della legge di causa ed effetto, evitando di cadere nelle due visioni estreme di nichilismo ed eternalismo. Quest'ultimo errore e' tipico di chi crede che i fenomeni esistano intrinsecamente. La nostra visione dovra' essere equilibrata, negando la esistenza reale dei fenomeni ma affermando la loro esistenza convenzionale. Quando riusciremo a portare avanti questa comprensione allora tutto cio' sara' un grande dono, una realizzazione spirituale che nessuno potra' distruggere o indebolire. Per concludere, vi chiedo di seguire questi tre sentieri come la vostra pratica principale. Anche una semplice lettura quotidiana e riflessione su questo argomento diventa una meditazione costruttiva. Se intendiamo la meditazione come il sederci in un angolo con una postura particolare, non ricaveremo altro che un certo rilassamento fisico. Il nostro scopo, pero', e' ben diverso, e' quello della realizzazione finale, e proprio per questo e' necessario riflettere e meditare su questi argomenti. Un importante testo di Lama Tzong Khapa, "La Grande Esposizione del Sentiero Graduale Verso l'Illuminazione" e' basato proprio su questi tre sentieri. Siccome vi ho dato la trasmissione orale e un breve commentario su questo testo, avete ricevuto tutte le benedizioni ed ispirazioni dei Maestri del Lignaggio. Io ho ricevuto queste trasmissioni orali e commentari da diversi Maestri, come Sua Santita' il Dalai Lama e i suoi Tutori, l'Abate del Monastero di Sera-je e altri ancora. |
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