Karma e Reincarnazione
23 maggio 1997 Thamthog Rimpoce Karma e reincarnazione traduzione dal tibetano di Chodup Tsering Lama Stiamo seguendo l'introduzione al Buddhismo. Lo scopo principale del Buddhismo e delle religioni in generale e' di trovare le cause della felicita' e di eliminare le nostre sofferenze. |
E' importante conoscere in che modo possiamo eliminare le sofferenze e attraverso quali mezzi trovare la felicita', seguendo la pratica spirituale buddhista. Nel Buddhismo si parla molto della meditazione, che e' di due tipi: c'e' quella analitica, in cui analizziamo e cerchiamo di comprendere e capire le cose - in questo caso la meditazione ha come base un'osservazione. In secondo luogo c'e' la stabilizzazione, che si basa più sulla concentrazione. Il secondo tipo di meditazione, quella stabilizzante, che permette di avere una concentrazione univoca sull'oggetto - causa fondamentale per ottenere la cosiddetta shine' o quiete mentale - non può essere considerata una tecnica esclusivamente buddhista, ma e' comune a tante altre religioni. La meditazione più importante, comunque, e' quella che consente di riuscire a trovare un sentiero giusto, adatto per ciascuno di noi, attraverso la nostra osservazione e capacita' di analizzare le cose. Se anche riusciamo a mantenere una certa postura fisica che permette di avere una maggiore concentrazione, non e' detto che la nostra mente sia in uno stato di meditazione. Forse fisicamente manteniamo la posizione, però permettiamo alla nostra mente di vagare. E' molto difficile riuscire a mantenere una concentrazione univoca su un oggetto senza distrarsi in altri pensieri o oggetti, spinti come siamo da afflizioni di diversa natura: finche' non avremo controllo sulla mente non ci saranno benefìci. Conoscendo la natura della propria mente, ci saranno momenti in cui, sotto l'influenza di attaccamento, ignoranza, avversione, invidia, orgoglio e così via, ci sembrera' di non trovare una mente libera. Quando la nostra mente e' dominata da questi pensieri perturbatori e da queste afflizioni, allora ciò che dovremmo fare e' cercare di applicare il metodo giusto, per diminuire la forza delle afflizioni, rendendole più deboli e meno distruttive. Questo e' il vantaggio della meditazione analitica e per avere questi benefici non e' necessaria la meditazione stabilizzante, che viene spesso indicata come più importante di quella analitica. Spesso l'oggetto della concentrazione e' costituito da montagne, alberi; altri cercano di concentrarsi sul colore bianco, sul nulla; altri ancora visualizzano immagini sacre. Con questo tipo di concentrazione si possono ottenere dei risultati, ma finche' non riusciremo a portare un cambiamento nel nostro stato mentale non avremo un beneficio vero e proprio dalla meditazione concentrativa. Quando una persona segue la meditazione concentrativa, spesso non lascia nessun spazio al ragionamento e quindi finche' non riusciremo a trovare ragioni logiche non avremo successo nella ricerca. Qualsiasi pratica deve essere ragionevole, verificata attraverso ragioni logiche circa la validita' e il beneficio della pratica stessa. Nel Buddhismo si parla di argomenti come le vite passate e future, il karma, la vacuita', la Bodhicitta, l'impermanenza e altro ancora. Tutti questi sono argomenti vasti, complessi, che devono essere riflettuti in modo tale da avere una convinzione valida, attraverso le proprie ricerche. Quando saremo convinti della loro validita' e cercheremo di applicarle nella vita quotidiana, potremo avere un cambiamento, delle trasformazioni interiori. Mentre studiamo, dobbiamo sempre chiederci quali sono i benefici delle riflessioni sull'impermanenza e sugli altri argomenti. Quando sappiamo che ci sono dei benefici, allora potremo avere più successo nel tentativo di inserirli nella vita quotidiana e diventeremo in grado di migliorare noi stessi. Due tipi di conoscenze sono indispensabili per poter seguire il Buddhismo. Potremmo quasi dire che esse sono una sorta di chiave di accesso al Buddhismo: esse sono la consapevolezza dell'esistenza e della validita' del meccanismo della causa ed effetto - il karma - e la convinzione dell'esistenza delle vite passate e future. Senza queste due consapevolezze, non avremo un grande risultato nella nostra ricerca e comprensione degli insegnamenti buddhisti..... ..... cosa pensate? Esiste la vita passata e quella futura oppure no? Dipende molto da voi. Cosa pensate? Esiste o non esiste? (varie risposte del pubblico) - e' chiaro che sì! - ricordo una risposta che ha dato in un suo insegnamento a Milano: non ricordiamo che siamo stati nell'utero materno, ma, comunque, ci siamo stati. - e' un po' difficile da realizzare come vera e propria convinzione interiore... - la vita di tutti i giorni ce lo insegna! (domanda di Rimpoce) Il Cristianesimo accetta la vita passata e quella futura? (risposta del pubblico) No! (Rimpoce) Io personalmente credo che Gesù ha insegnato il meccanismo del karma e della esistenza della vita passata e futura, quindi della reincarnazione. Questo perche' se anche non viene spiegato li ha insegnati sicuramente, perche' se ha insegnato che chi compie azioni positive può nascere nel paradiso, mentre chi compie quelle negative va all'inferno, ciò gia' ci indica il meccanismo del karma e il risultato derivante da queste azioni, come la possibile rinascita in una dimensione pura e felice come il paradiso e una dimensione sofferente come punizione nell'inferno. Quando Gesù disse che dopo la morte si andra' in paradiso o all'inferno, bisogna verificare cos'e' che va in quei luoghi, non certo il corpo che una volta seppellito rimane sottoterra, quindi c'e' l'anima, lo spirito che va in paradiso o all'inferno. L'essere che nasce nel reame infernale o che va in paradiso, la coscienza mentale di quell'essere, in confronto a quella attuale e' la vita futura, pur avendo la stessa continuita'. Viceversa la coscienza mentale attuale dell'essere che e' all'inferno o in paradiso la attuale mente e' la vita passata. Capito? D. Ma può capitare che qualcuno non rinasca come essere umano? Come una pianta? Come un animale? R. Tutti gli esseri senzienti rinascono, ma nel buddhismo le piante non sono esseri senzienti. D. Gli animali sì, ma allora ci sono degli animali che si sono estinti! R. Un uomo quando muore non e' detto che rinasca di nuovo come essere umano. Allo stesso modo l'animale può rinascere in altre forme o specie. Prima dicevamo che quando le nostre azioni verbali fisiche e mentali sono positive rinasciamo nel paradiso o viceversa all'inferno. Tutto questo ci spiega il meccanismo delle nostre azioni e della causa ed effetto; chiaramente spiega che se noi compiamo azioni buone e positive i risultati saranno identici. Se commettiamo tante azioni negative i risultati avranno la stessa natura delle azioni, quindi rinasceremo in una qualche forma infelice e sofferente. D. Ma chi stabilisce, per esempio, che la vita di un animale e' stata migliore di quella di un altro animale? Noi siamo coscienti di fare delle cose positive o negative, ma un animale non lo può sapere. Chi stabilisce per lui che quella data azione e' positiva o negativa? R. Come lei sa, c'e' un'enorme differenza tra gli esseri umani e l'esistenza degli animali. Gli esseri umani hanno questa saggezza discriminativa che identifica il bene e il male, invece gli animali non hanno questa consapevolezza e conoscenza. Questo ci fa sentire almeno maggior ragione per seguire una vita ben diversa da quella degli animali, di riuscire a migliorarla e renderla significativa. Ora spiegherò lentamente questi ragionamenti per l'esistenza della vita passata e di quella futura. Tanti di voi conoscono questo modo di ragionare, tanti di voi invece siete all'oscuro di ciò. Nel buddhismo si dice innanzitutto che tutti i fenomeni compositi sono impermanenti. Inoltre, ogni fenomeno ha una duplice causa: una causa principale, il cui risultato ha la sua stessa natura, e una causa concomitante o fattore condizionante. La nostra coscienza mentale e' uno dei tanti fenomeni compositi e quindi ora desidero sapere se, secondo voi, la coscienza mentale e' un fenomeno con forma o senza forma fisica. (varie risposte del pubblico): - ha forma - no - sì... Se la mente avesse una forma materiale, essa dovrebbe essere oggetto delle cinque coscienze sensoriali. Finche' non avremo una convinzione che la coscienza mentale e' un fenomeno senza forma e immateriale, avremo sicuramente una grossa difficolta' nel capire l'esistenza della vita passata e futura. Bisogna pensare e riflettere, per capire le la propria coscienza mentale e' materiale oppure no. D. La coscienza e' collegata al materiale. Come fa ad esistere senza che ci sia un collegamento col materiale? Questa coscienza mentale ce l'ho quando sono in vita, mentre quando non sono in vita sara' presente, ma a uno stato più latente. R. La coscienza mentale ha un legame con i fenomeni materiali, ha un legame, ma non ha una sua natura materiale. La coscienza mentale, in breve, non e' un fenomeno materiale oggetto dell'attenzione delle nostre coscienze sensoriali. A questo punto dobbiamo capire come anche la coscienza mentale debba avere una causa principale che diventa la natura della sua conseguenza, del suo risultato, proprio come il seme, che e' la causa che origina il germoglio e la pianta. Dobbiamo capire se la causa principale della nostra coscienza mentale e' un fenomeno con forma o senza forma. (risposta del pubblico): senza forma! (Rimpoce) Avete risposto correttamente, in quanto la causa prende la natura del suo risultato. Un fenomeno fisico non può diventare causa di un fenomeno senza forma, immateriale. La causa principale della mente deve quindi essere la mente stessa, una parte della mente. Bisogna verificare questo fatto con la nostra coscienza mentale attuale, quindi la causa della mente presente e' legata all'istante precedente e così a ritroso, fino alla coscienza mentale del mattino, in un rapporto di causa ed effetto. Bisogna rintracciare la causa, andando all'indietro: la coscienza mentale di oggi e' l'effetto della coscienza mentale di ieri, quella di ieri e' causata da quella dell'altroieri e così via di questo passo, fino ad arrivare al fatto che la causa della mente di quando siamo nati e' legata ad una vita precedente. Al momento della morte la coscienza mentale non diventa un fenomeno materiale, ma prende una forma identica a quella dell'attuale mente, che va oltre questa esistenza. Dove va a finire la coscienza mentale quando si separa dal corpo fisico? Essa si inserisce fra le gocce bianca e rossa dei futuri genitori ed e' quindi causata non da un fenomeno materiale, ma deriva bensì dalla stessa continuita' della coscienza mentale della vita precedente. Questa e' la verita'. Questi sono argomenti che diventano la base per ragionare, per osservare e riflettere, per analizzare ed avere una concreta convinzione dell'esistenza della vita passata e di quella futura, anche se seguendo un breve incontro come questo, non avrete sicuramente la convizione valida e definitiva: studiando e riflettendo costantemente su questi argomenti avrete una convinzione più chiara e solida. Noi buddhisti, inoltre, parliamo dei metodi attraverso i quali si possono diminuire ed eliminare le sofferenze e le frustrazioni mentali e, soprattutto, in che modo possiamo avere una vita felice. Per esaudire i propri desideri, anzitutto bisogna avere una convinzione verso questi due argomenti che abbiamo discusso stasera, sviluppando quasi una fede. Essi diventano il fondamento e lo stimolo principale per rendere la pratica concreta ed effettiva; e' grazie a questa consapevolezza che ci permette di prendere qualsiasi pratica come un antidoto per eliminare i problemi. Senza seguire queste due pratiche, non c'e' maniera di esaudire i propri desideri. Per quanto riguarda l'esistenza della vita passata e di quella futura, questa spiegazione e' stata convincente o meno? Avete delle domande? (Giorgio) Se la coscienza mentale e' immateriale, in che modo le azioni possono influenzarla? Che effetto hanno le azioni su una cosa che non e' materiale? R. Per avere l'effetto del contatto fra un fenomeno senza forma e uno con forma, possiamo prendere come esempio la coscienza visiva, che e' senza forma. Finche' non c'e' un rapporto con degli oggetti materiali, la coscienza visiva non può funzionare pienamente; quando la coscienza visiva viene in contatto con un oggetto con forma, come un fiore, allora potra' funzionare e produrre un effetto. Quando dobbiamo percepire un oggetto visibile, prima di tutto bisogna tenere conto dei vari rapporti, quello fra oggetto e soggetto, ma anche i legami con l'occhio, il supporto necessario per la maggiore funzionalita' della coscienza visiva stessa. Si può percepire un oggetto solamente attraverso il contatto e l'unione di tre fattori fondamentali: la coscienza visiva, l'occhio e l'oggetto stesso. Questa interdipendenza non deve essere compresa come una identita' di natura: il fiore non e' la coscienza visiva, ne' la coscienza visiva e' l'oggetto stesso, pur avendo un grande legame. Quando si dice 'io' si dice persona e questo io non e' la coscienza mentale, ma si può dire "la mia coscienza". Non dobbiamo però capire che l'io e la coscienza mentale siano lo stesso fenomeno. In linea generale, si può dire che e' la coscienza mentale ad andare oltre questa vita, anche se correttamente bisogna fare una distinzione fra coscienza mentale grossolana e sottile: e' quella sottile che va oltre questa vita. La coscienza grossolana, comunque, non va dissolta o persa completamente al momento della morte; in realta', essa di dissolve in forma di energia e rimane depositata sulla coscienza mentale sottile; quest'ultima e' quasi come un contenitore, non solo delle energie della coscienza mentale grossolana, ma di tutti gli effetti e le energie di tutte le nostre azioni, positive o negative. Dato che la coscienza mentale sottile e' come un cavallo che va da una vita all'altra, porta con se' le impronte delle nostre azioni e le energie della nostra coscienza mentale grossolana. Senza fretta potremo incontrarci in futuro, per discutere in questo modo gli argomenti principali. Le domande sono state interessanti e ci hanno aiutato a chiarire i dubbi che avevamo. Arrivederci. |
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