“Tanti anni fa” scrive l’autore di questo libro “tutti potevano adoperare il Terzo Occhio. Ma l’umanità volle sostituire gli dei e come punizione il Terzo Occhio venne chiuso”. Lobsang Rampa, il lama tibetano, afferma invece di possedere ancora questa eccezionale facoltà, che gli uomini dell’Occidente, adoratori dell’oro, del commercio e della scienza, hanno irrimediabilmente perduto. Questa sua autobiografia racconta la storia dell’ammaestramento e dell’iniziazione di un ragazzo ai misteri della vita; le sue vicende spirituali in un mondo retto da millenarie credenze e da riti plurisecolari e pervaso da intima e superstiziosa pietà. Sull’autenticità del racconto e della personalità stessa dell’autore sono stati avanzati molti dubbi: il libro sembra fatto apposta per sfidare la credulità occidentale. Ma chi potrà mai affermare o negare con certezza che esso rifletta o meno l’educazione e la vita di un lama tibetano ? Chi è mai potuto penetrare nel mondo chiuso descrittoci da Lobsang Rampa? Realtà dunque o immaginazione? Comunque sia, l’efficacia narrativa e la capacità di evocare situazioni e figure che ci trasportano in una atmosfera che ben può essere quella del favoloso Tibet, fanno di Il terzo occhio un’opera di grande freschezza e di estremo fascino. "