Conoscere se stessi, controllare le emozioni distruttive, sconfiggere l’egoismo personale per aprirsi agli altri attraverso l’esercizio quotidiano alla compassione: ecco riassunti, in poche parole, i precetti che il buddismo indica come gli ingredienti fondamentali per un’esistenza più felice. Ma questa è davvero una via percorribile per noi occidentali, costantemente indirizzati a modelli di vita tutti incentrati sulla competizione e il successo?
Dopo L’arte della felicità, il Dalai Lama prosegue nel suo insegnamento, affrontando questi temi in un ambito cruciale: il mondo del lavoro.
Semplice fonte di sostentamento o terreno sul quale affermare le nostre ambizioni, espressione di prestigio sociale o realizzazione di una vocazione profonda, il lavoro orienta, nel bene e nel male, le esistente di tutti noi, impegna gran parte delle nostre energie, definisce in qualche misura le nostre identità. Come fare, dunque per vivere al meglio un aspetto così importante della nostra vita? Quali sono i motivi principali di insoddisfazione in questo campo e come vanno affrontati? Come dobbiamo confrontarci nel caso di conflitti con i superiori? Come possiamo eliminare la gelosia, la rabbia e l’ostilità dei colleghi? Come dobbiamo reagire alla noia o alla mancanza di stimoli? In che misura i nostri affanni derivano da un’eccessiva identificazione con la professione che svolgiamo?
A tutte queste domande, che rappresentano altrettante sfide alla nostra capacità di conservare la pace interiore, il Dalai Lama si sforza di dare risposte realistiche, accompagnate da esempi concreti, facendo di L’arte della felicità sul lavoro uno strumento inestimabile di forza e di serenità per chiunque si guadagni da vivere.