I tibetani considerano il corpo niente di più che un recipiente vuoto. La mente del deceduto sopravvive invece al corpo, per reincarnarsi poi in altri cicli di vita. Il corpo è dunque offerto agli avvoltoi, in quanto si crede che questi animali siano in realtà Dakini (danzatrici del cielo), gli equivalenti tibetani degli angeli. Le Dakini trasportano la mente fino ai cieli, che sono il luogo ventoso in cui gli spiriti aspettano la reincarnazione. Questa donazione del corpo umano agli avvoltoi è considerato un gesto virtuoso ,in quanto salva la vita ai piccoli animali destinati ad essere il pasto alternativo degli avvoltoi stessi. Dopo la morte, i deceduti sono quindi lasciati intatti per tre giorni, mentre i monaci eseguono litanie. Poi, prima del rito dello sky burial, il corpo è pulito, avvolto in vesti bianche e disposto in posizione fetale, per creare un’unione simbolica con il momento della nascita. Il rito vero e proprio inizia solitamente prima dell’alba, quando un gruppo di Lama si avvia in una processione rituale verso l’ossario, cantando per guidarvi la mente. Dopo le litanie, il corpo è preparato per essere mangiato dagli avvoltoi. Per assicurare l’ascesa dello spirito, il corpo dev’essere consumato per intero. Mentre i tibetani sono incoraggiati ad assistere al rituale per confrontarsi apertamente con la morte e cogliere la caducità della vita, agli stranieri non è permesso di presenziare allo stesso.
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