Tradizione e Oggetti rituali

In Tibet, gli oggetti rituali e gli utensili d’uso quotidiano sono spesso intrisi di significato religioso. Da un punto di vista terreno gli oggetti rituali sono gli strumenti con cui si compiono i riti della fede. In Tibet le lampade a burro, gli incensieri, le coppe votive, i vasi per l'acqua, le trombe ed i cimbali sono caratteristiche comuni a molte cerimonie. A volte questi oggetti stanno a simboleggiare le forze che s’incontrano nelle varie fasi dell'esperienza mistica. Si dice che il coltello rituale (phurbu) trasmetta gran forza spirituale quando brandito da un abile officiante. Allo stesso tempo questi oggetti possono servire come promemoria dei principi della teologia buddhista. La campana (drilbu) e lo scettro a forma di tuono (dorje) insieme stanno a significare l'unione dell'azione giusta e della saggezza, o illuminazione, la vera essenza del Buddhismo.Lo scopo essenziale del cerimoniale religioso è quello di evocare una divinità per avere con lei un rapporto di comunicazione e per poterla venerare. L'uomo non può incontrarsi con la divinità nella condizione terrena cui è abituato; egli deve innalzarsi ad un livello spirituale.

La purificazione gioca un ruolo dominante specialmente nelle fasi iniziali della cerimonia così da poter garantire una condizione propizia in cui accogliere la divinità. I rituali procedono in modo progressivo e ascendente, ed ognuna di queste fasi serve ad assicurare all'individuo la giusta preparazione fisica, mentale e spirituale per procedere al livello successivo.

Gli oggetti rituali e le immagini relative agli stessi sono importanti non solo per il monaco o lo sciamano ma anche per la persona comune. Ad ogni livello della società tibetana si trovano una consapevolezza della spiritualità e un desiderio di comunicare con la divinità attraverso le cerimonie per quanto semplici esse possano essere. I rosari sono usati per contare i mantra, che sono preghiere i cui effetti benefici possono essere moltiplicati girando delle apposite ruote della preghiera. Altari domestici per il culto quotidiano si trovano ovunque ad eccezione forse delle più umili delle case tibetane. Le scatolette porta-amuleti contengono immagini o ciondoli che proteggono dagli spiriti maligni chi le porta.

Della fede dei tibetani nel potere degli amuleti si è avuta testimonianza chiarissima quando essi sono entrati in battaglia contro le truppe inglesi durante la spedizione di Younghusband nel 1904, armati d’amuleti e fucili. Furono duramente battuti. Edmund Candler, un corrispondente del “Daily Mail” che fu testimone oculare registrò ciò che vide: “Mentre le mie ferite venivano medicate diedi uno sguardo alla disfatta che aveva luogo al di là della montagna. Stavano andandosene camminando! Perché non di corsa? C'era un riparo dietro una curva in una collina distante un centinaio di iarde e (i tibetani) erano esposti ad una disastrosa grandine di proiettili, da parte dei ‘Maxims’ e dei fucili, che sembrava falciare un uomo su tre o quattro. Nonostante ciò camminavano. Le preghiere e gli amuleti ed i mantra e i più santi dei loro santi uomini li avevano abbandonati. Loro camminavano con le teste chine, come se fossero stati delusi dalle loro divinità.” Pur tuttavia resoconti sull’efficacia degli amuleti se ne trovano in gran quantità. Ekai Kawaguchi descrive un attentato alla vita del XIII Dalai Lama nel 1901. I mandanti misero degli amuleti con poteri distruttivi nelle suole delle calzature che donarono poi al Dalai Lama. Il Dalai Lama cadde malato ogni volta che le indossò finché i suoi solleciti consiglieri videro un collegamento tra le sue malattie e le scarpe. L'amuleto fu trovato e confiscato ed i criminali catturati e puniti.
Si può dire che, nel tentativo di proteggere l'uomo dal dolore, gli amuleti tentino l'impossibile. Dolore, incertezza e desideri non esauditi rappresentano la comune trama della vita. La grandezza umana sta nell'accettazione delle sofferenze (sia quelle create da noi stessi che quelle totalmente di là del nostro controllo), il coraggio di imparare da loro e la forza di continuare a mostrare pubblicamente i più alti attributi umani, definiti nella tradizione buddhista come compassione, percezione e saggezza.

Senza paura non vi è nessuna opportunità di dimostrare coraggio, senza forti desideri non vi è opportunità di sviluppare equilibrio e saggio controllo, senza privazioni non vi è opportunità di dimostrare vera generosità. La magia di un amuleto, sia esso custodito in un astuccio d'oro o grossolanamente legato alla nuda pelle sta nella sua capacità di dissipare temporaneamente le nostre paure. Poiché accresce il coraggio, l'amuleto può essere considerato efficace dato che, in ultima analisi, un cuore coraggioso è l'autentico talismano a disposizione dell'uomo.

Jane Casey Singer

 alt Uno degli aspetti più complessi ed affascinanti dell'intera tradizione tibetana è senza dubbio costituito dai cham, le danze rituali eseguite dai monaci buddhisti e da quelli appartenenti al Bon, l'antica religione autoctona del Tibet. La policromia di costumi, maschere e ornamenti; i suoni profondi e drammatici degli strumenti musicali; la potenza simbolica dei movimenti dei danzatori e le stesse valenze archetipiche delle "storie meravigliose" raccontate tramite i cham, sono comunicazioni che toccano con forza il cuore e la mente di quanti assistono alla sacra rappresentazione.

 alt  Gli Otto Simboli di Buon Auspicio, chiamati anche Otto Preziosi Simboli, costituiscono uno dei più antichi e conosciuti gruppi di simboli della cultura tibetana. Sono presenti già a partire dai testi canonici del Buddhismo Indiano, cioè nei testi redatti in pali e in sanscrito.
Si tratta di oggetti, animali o piante che servivano da oggetti rituali o che comunque venivano identificati come segni di prestigio. Da sempre utilizzati nelle cerimonie tradizionali e nelle occasioni speciali, hanno assunto nel corso dei secoli un'importanza sempre maggiore.
Gli otto simboli di buon augurio si trovano spesso ripetuti sulle kate (la sciarpa tibetana di buon auspicio e benedizione), vessilli, arazzi, tangka, bandiere, braccialetti, collane e incisi sugli oggetti più disparati.
Possono inoltre decorare muri e travi, i lati dei troni e molti altri oggetti sia di uso religioso che profano. Vengono inoltre tracciati sul terreno con polvere bianca quando è previsto il passaggio di qualche importante personalità religiosa o civile.
 

  Dungchen, letteralmente il grande corno dell'orchestra tibetano tantrica, sono disponibili in varie lunghezze fino a 15 piedi. Essi sono in genere costruiti in  sezioni telescopiche per semplificare i viaggi e lo stoccaggio.

  Il gyaling (scritto anche Ling GYA, GYA-ling, jahlin, Jah-lin, jahling, Jah-ling, rgya-gling ecc) è una ciaramella doppia ancia tradizionale per il Tibet.

 alt  Mudra ( letteralmente "sigillo") è un gesto simbolico delle mani o delle dita, insieme alle asana (posizioni) sono utilizzate nella pratica meditativa yoga.
 

 Considerando la popolarità della parola Mandala o persino consultando dizionari specialistici si scopre quanto sia difficile rendere giustizia al termine Mandala solo con una breve definizione.

Il Mandala è definito come un cerchio magico, uno schema rituale geometrico, un diagramma simbolico o più comunemente un cerchio che circonda un quadrato con un simbolo al centro.
Il Mandala è anche descritto come il simbolo degli elementi cosmici usato come aiuto per la meditazione, come modello per determinate visualizzazioni, come aiuto al raggiungimento della consapevolezza di se stessi o per la meditazione trascendentale.
Ognuna di queste definizioni ha una propria verità ma non è ancora sufficientemente precisa.

Il simbolismo Buddista      

Lo stupa e' un simbolo buddista conosciuto, famigliare a coloro che hanno viaggiato in Asia o visto libri e film su argomenti buddisti. La forma di questi stupa fa pensare ad altri simboli simili, come le piramidi e altri insiemi di pietra. Gli stupa possono variare sia per forma che per grandezza.

L'enorme stupa di Bodhnath in India e' molto famoso. Ce ne sono anche di piccoli e consumati in Himalaya fatti di pietre che furono semplicemente ammucchiate nel posto in cui gli stupa furono eretti. Ne sono stati costruiti alcuni anche in occidente, come lo stupa di Kalachakra, alto 13-14 m., a Malaga, nella Spagna del sud, che e' stato costruito sotto la guida di Lopon Tsechu Rinpoche nel 1994. Ci sono anche dei piani per la costruzione di uno stupa come parte del Progetto per il Centro Buddista di Amburgo.

alt L'uso delle bandiere di preghiera deve essere considerato molto più di un semplice elemento decorativo di una cultura esotica.
E' infatti oltre che un elemento estetico/artistico in modo particolare una profonda e spirituale espressione del desiderio che è in noi per una Pace, un'Armonia ed un Benessere in tutto il nostro pianeta.

Un thangka, anche noto come tangka, è uno stendardo buddista dipinto o ricamato, appeso in un monastero o su un altare di famiglia e portato in processione da Lama o da fedeli. In lingua tibetana la parola “than” significa “piano” e il suffisso “ka” sta per dipinto. Quindi il Thangka è un tipo di dipinto realizzato su una superficie piana, ma che può essere arrotolato quando non ne è richiesta l'esposizione; a volte è detto “dipinto su rotolo”. Il formato più comune del Thangka è il rettangolo verticale.

Un japa mala (a volte chiamato semplicemente mala) è un rosario indiano con un numero preciso di semi. Japamala è una parola composta da japa che significa "ripetizione" e mala che significa "circolo".       
      
Viene spesso usato come strumento per il Namasmarana, la pratica di ripetere un mantra un determinato numero di volte, o per praticare altre forme di sadhana (esercizi spirituali).

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L'U.B.I. è stata fondata a Milano nel 1985 da centri buddhisti di tutte le tradizioni presenti in Italia che sentivano la necessità di unirsi e cooperare, come era già accaduto in altri paesi europei.