Due anni dopo la morte del Grande Tredicesimo, nel 1935, fu nominato un Reggente, che si assunse la responsabilità della ricerca del Quattordicesimo Dalai Lama. Il Reggente ebbe la visione di tre lettere dell'alfabeto tibetano, d'un monastero color verde-giada e oro, e d'una casa con le tegole color turchese. Prese nota di ogni dettaglio della visione, e pose sottochiave una copia sigillata dello scritto, così che non potesse essere modificato in seguito. Dopo varie ricerche, finì per incamminarsi nel villaggio di Taktser, a NordEst del Tibet. A un certo punto si trovò di fronte una casa dal tetto color turchese, presso un monastero color verde-giada e oro. Come esige il protocollo, egli, entrando in quella casa, nascose la sua identità: si presentò sotto le false spoglie d'un servo, facendo passare il suo servo per suo padrone. Senza sospetto, fu accolto e condotto in cucina a mangiare insieme agli altri servi. Qui egli vide un bambino di due anni che, trascurando i suoi giocattoli, gli corse incontro gridando: «Lama! Lama!», e gli si sedette in grembo. Poi il bimbo afferrò un rosario, che era appartenuto al Grande Tredicesimo, ed esclamò: «È mio. Posso averlo, per favore?». «Si', puoi averlo; ma devi dirmi chi sono io!», gli ribatté il Reggente. «Tu sei Sera-aga», rispose il bimbo. Sera-aga, nel dialetto locale, significa un lama del monastero di Sera, a Lhasa. (Da notare che il bimbo non aveva mai sentito parlare quel dialetto in casa). A questo punto, il bimbo fu sottoposto all'accurato esame di una commissione di ricerca: seppe dire immediatamente il nome di tutti i commissari e scelse prontamente, tra tanti breviari, rosari e bastoni da passeggio, quelli appartenuti al Tredicesimo Dalai Lama. Era stupefacente, in un bambino di due anni, la compostezza, la ponderazione, l'autocontrollo che dimostrava. Fu dunque proclamato Quattordicesimo Dalai Lama. |